carciofo astigiano
del sorì

Carciofo astigiano del sorì

L’etichetta narrante è un progetto Slow Food e racconta il prodotto, chi lo produce e tutta la filiera

IL PRODOTTO
Il carciofo del sorì è un ecotipo che produce capolini ovoidali allungati, senza spine e con una leggera depressione sulla parte apicale. Le brattee sono ben serrate e di colore verde cinerino, con qualche venatura violetta. I capolini sono dolci e teneri e si prestano a molteplici usi in cucina (fritti, stufati, nei risotti), anche se esprimono al meglio le loro caratteristiche organolettiche se gustati a crudo. Si possono mangiare anche i gambi, le foglie e i carducci.

IL TERRITORIO
Le carciofaie si trovano nell’astigiano, in particolare sulle colline comprese tra il fiume Tanaro e i torrenti Belbo e Tiglione, tra i 150 e i 350 metri di altitudine. I campi si trovano sui versanti chiamati in dialetto “sorì”, ossia quelli esposti al sole e al riparo dalle correnti fredde.

LA COLTIVAZIONE
Il carciofo è una pianta perenne: le carciofaie si rinnovano ogni otto-dieci anni. Nei mesi di ottobre e novembre si procede al diradamento (scarducciatura) dei nuovi getti, chiamati carducci, che possono essere usati per realizzare nuovi impianti. La fertilizzazione esterna è organica, associata, quando possibile, all’uso del letame maturo. Le carciofaie sono irrigate con la sola acque dei torrenti presenti nell’azienda. Per il controllo di malerbe, malattie e parassiti non si usano prodotti chimici di sintesi.

LA RACCOLTA
La raccolta è manuale e scalare: inizia ai primi di maggio e si protrae fino a giugno.